Esami strumentali eseguiti:
- Manometria esofagea
- Ph-metria delle 24 ore
- Bilimetria delle 24 ore
Martedì e Venerdì dalle ore 10:30 alle 12:00
La Manometria Esofagea è un esame clinico eseguito per studiare la fisiopatologia esofagea attraverso la valutazione della pressione intraesofagea nei vari settori del suo lume.
L'esame è solitamente eseguito nell'ambito della valutazione dei quadri clinici di disfagia e, in casi specifici, di reflusso gastro-esofageo (GERD/MRGE) o di altre patologie delle vie gastroenterologiche superiori, principalmente al fine di verificare eventuali anomalie motorie dell'esofago. L'esame standard dura circa 20 minuti, e viene svolto solitamente in modalità ambulatoriale. Non è possibile eseguire sedazione perché, oltre ad essere necessaria la collaborazione del paziente durante tutto l'esame, l'effetto miorilassante della sedazione interferirebbe con la motiilità esofagea che è l'oggetto di studio.
Il paziente, digiuno, riceve una blanda anestesia topica nelle coane nasali; seduto, gli viene inserito delicatamente un sottilissimo catetere all'interno delle stesse, che viene spinto in rinofaringe e quindi in orofaringe. A questo punto, il catetere viene sospinto in esofago attraverso lo sfintere esofageo superiore (SES); il passaggio, che nella maggior parte dei casi crea un certo fastidio (conati a vuoto, dovuti ai riflessi ipofaringei), viene spesso facilitato attraverso la suzione di piccoli sorsi d'acqua tramite una cannuccia. Una volta entrato il catetere in esofago, il fastidio diminuisce notevolmente.
Il catetere viene fatto scendere fino allo sfintere esofageo inferiore (SEI), e poi ritratto leggermente fino a identificare il punto di variazione della pressione intraesofagea (linea Z). A questo punto il paziente viene fatto stendere su un lettino, ed inizia la valutazione. Attraverso le rilevazioni del catetere continuamente registrate da un computer, vengono valutate le anomalie motorie e pressorie, la propagazione delle onde di peristalsi, etc. La valutazione viene effettuata facendo eseguire al paziente una serie di deglutizioni secche (a vuoto) o umide (piccoli sorsi d'acqua, assunti tramite una cannuccia), che permettono lo studio dettagliato delle varie fasi della motilità di tutti i settori esofagei. Al termine dell'esame il paziente viene fatto sdraiare ed il catetere estratto delicatamente. A questo punto il paziente può riprendere la sua normale attività lavorativa, senza alcun problema.
Analisi dei dati ed uso clinico:
i dati raccolti dal sistema di rilevazione vengono rielaborati informaticamente, ed in base ai patterns pressori e motori rilevati nel corso dell'esame possono essere riconosciuti particolari assetti patologici (Acalasia, Spasmo Esofageo Diffuso, etc.), a volte fondamentali per porre correttamente la diagnosi. Per questo motivo, la Manometria Esofagea è un esame particolarmente utile nella valutazione della patologia esofagea, in particolare se questa si manifesta con sintomatologia di tipo disfagico.
L'esame, se eseguito correttamente, è sicuro e non è assolutamente doloroso; è solo fastidioso per la sensazione di corpo estraneo in gola (che è comunque in parte soggettiva, e può variare molto da persona a persona).
Molto spesso (oltre alla classica Esofagogastroduodenoscopia - EGDS), si associa all'esecuzione della Manometria Esofagea anche la Ph-metria Esofagea
La pH-metria esofagea delle 24 ore è l’esame più sensibile e specifico e rappresenta il “gold-standard” per la diagnosi di reflusso gastroesofageo patologico. Si tratta di un esame eseguito ambulatorialmente, che consente una registrazione circadiana degli episodi di reflusso nel rispetto della fisiologia. Un piccolo elettrodo sensibile alla concentrazione idrogenionica e collegato con un registratore viene posizionato sopra la giunzione esofago-gastrica. Il paziente svolge per tutto il tempo della registrazione le normali attività. L’indagine è ben tollerata e permette una correlazione tra caduta del pH esofageo e comparsa di sintomi che possono essere registrati su un diario.I parametri che vengono valutati in corso di pH-metria esofagea sono il numero, la durata e l’entità dei reflussi. Si considerano patologici valori del pH inferiori a 4 per un periodo di tempo superiore al 5% della registrazione. Il test ha una sensibilità variabile tra il 60% e il 100%.Esso non offre informazioni di tipo morfologico, cioè non è in grado di dimostrare la presenza di un’esofagite. Le linee-guida dell’American Gastroenterological Association raccomandano le seguenti indicazioni per l’impiego della pH-metria esofagea delle 24 ore:
in pazienti che presentano la sintomatologia tipica da MRGE, in assenza di lesioni endoscopiche;
in caso di MRGE resistente al trattamento degli antisecretivi;
per documentare l’origine esofagea di una patologia respiratoria;
per documentare l’origine esofagea di una patologia laringoiatria;
per porre una diagnosi differenziale di dolore retrosternale;
prima e dopo un’ intervento chirurgico per esofagite complicata
La bilimetria è la valutazione del reflusso duodenogastroesofageo. Tale metodica sfrutta la differente assorbanza della bilirubina, maggior componente della bile. La presenza di bilirubina non dannosa per l’esofago, è un indicatore della presenza di altri componenti che sono invece una noxa per la mucosa esofagea, come gli acidi biliari e gli enzimi pancreatici.L’apparecchiatura è composta da una sonda, e da una unità di emissione e di elaborazione del segnale. La sonda è costituita da due fascetti di fibre ottiche rivestiti in teflon con una punta terminale di PVC. Un fotodiodo converte il segnale luminoso in elettrico ed un microcomputer opera la processazione. Nell’analisi dei dati delle 24 ore è opportuno escludere il periodo postprandiale perché l’interferenza con il cibo può dare dei risultati falsamente positivi . L’applicazione pratica della bilimetria, al fine di studiare i reflussi alcalini, è attualmente consigliabile, come complemento alla pH- metria, in quei pazienti che non rispondono al trattamento medico antireflusso standard. Il vantaggio di tale tecnica sembra quello di poter individuare dei reflussi alcalini pur in presenza di pH neutro o acido, in quanto essa rileva la presenza di bilirubina, indipendentemente dal pH
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